In Africa fa caldo e piove a dirotto. Ed è una notizia.
AI da due soldi
Si parla molto di intelligenze artificiali: come cambieranno il lavoro dei giornalisti – e non solo -, quali opportunità lavorative portano con sé.
Ma, in effetti, si parla poco o pochissimo di chi ci sta dietro. Non gli ideatori, ma tutti quei lavoratori che si occupano della parte più “umile” (passateci il termine), e che spesso vengono pagati poco, sfruttati, e non ricevono supporto adeguato.
Time riporta come Sama abbia sfruttato i lavoratori kenioti impiegandoli nel data labelling* per OpenAI, e più precisamente per “addestrare” ChatGPT a fornire risultati quanto meno tossici possibile.
Gli impiegati sono stati pagati tra l’1.35 e i 2 dollari l’ora, venendo peraltro spesso in contatto con contenuti particolarmente cruenti o disturbanti, senza avere a disposizione alcun tipo di sostegno psicologico.
Non è la prima volta che accade qualcosa di simile: lo sfruttamento in alcuni settori tech è infatti all’ordine del giorno, soprattutto per tutti quei lavori più “meccanici” che non richiedono competenze specifiche.
*Data labelling: processo di identificazione dei dati grezzi in modo da attribuire un significato a diversi tipi di dati al fine di addestrare un modello di apprendimento automatico.
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