Una montagna di vestiti
Più produciamo vestiti, meno costano. E quindi più ne compriamo, in un circolo vizioso apparentemente senza fine. L’alternativa del riuso, vista dal distretto tessile di Prato
L’industria della moda crea spreco e inquinamento. Ma ci sono tentativi di invertire la rotta. Sono soluzioni che funzioneranno? A partire da Prato, in Toscana, un viaggio nel modo del riuso, del riciclo e del riparo.
Compriamo tantissimi vestiti, più di quelli di cu abbiamo bisogno.
Ne buttiamo troppi, e ne ricicliamo troppo pochi.
È così da anni, per l’ascesa del fast fashion e la crescita delle vendite on line.
È una tendenza insostenibile, che sembra destinata a proseguire.
Ma ci sono tentativi di invertire la rotta.
Ci sono nuove leggi a livello europeo e nazionali, approvate e in discussione.
Ci sono nuovi impianti, in costruzione e già in funzione.
Ci sono anche nuovi mercati, in crescita, come quello degli abiti di seconda mano.
Sono soluzioni che funzioneranno?
A partire da Prato, in Toscana, un viaggio nel modo del riuso, del riciclo e del riparo.
Questa serie è prodotta grazie al supporto di Journalismfund Europe
Più produciamo vestiti, meno costano. E quindi più ne compriamo, in un circolo vizioso apparentemente senza fine. L’alternativa del riuso, vista dal distretto tessile di Prato
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