C’è un giornale immaginario, in Italia, che si chiama La Smonta.
La vita lavorativa a La Smonta funziona più o meno così: c’è un direttore paternalista, molto preoccupato dalla necessità di assecondare le richieste degli inserzionisti pubblicitari, su tutti i produttori di automobili, e la propria parte politica, non proprio progressista.
C’è una giornalista idealista che – nomen omen – si chiama Chiara Illusione: crede molto nel suo lavoro e nella funzione sociale del giornalismo e propone spesso storie edificanti, nella speranza di poter fare la differenza, di aiutare le persone a prendere decisioni migliori per le loro vite, di raccontare le realtà di chi non ha voce.
C’è uno stagista senza nome. Non lo chiamano, ma lo sottopagano. Anzi, è pagato zero. Si paga pure le spese – perché questo lavoro, tutto sommato, è un po’ una vocazione.
C’è Nadia, la segretaria. Lei ha il nome, ma è senza cognome. È solo Nadia, e dovrebbe fare la segretaria di redazione ma fa un po’ di tutto mentre vorrebbe semplicemente essere altrove.
C’è l’influencer/social-media-manager cattivista, che pensa solo al click baiting, alla battuta sagace, alla semplificazione, a solleticare la pancia della gente perché è quello che la gente vuole.
E ci sono tutta una serie di dinamiche che riguardano il mondo del lavoro, le news, i litigi, le condivisioni sui social, le chiacchiere da bar, le nostre vite. La Smonta, però, non esiste davvero. Anche se ti può sembrare che alcune cose siano successe veramente, qualsiasi riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale. La Smonta, infatti, è frutto della fantasia di Fulvio Nebbia e Alberto Puliafito, che da tempo avevano ideato questo piccolo universo narrativo.