
I giganti industriali perdono soldi e gli Stati investono in armi, ma la soluzione è sempre la stessa: scegliere su cosa vogliamo investire per costruire un mondo sostenibile
C’è una breve poesia scritta nel 1728 dal filosofo irlandese George Berkeley che si intitola Verses On the Prospect of Planting Arts and Learning in America e che finisce con una frase che sarebbe diventata celebre per la cultura pop quasi tre secoli dopo, grazie a un racconto di David Foster Wallace. La frase, in inglese, è «Westward the course of empire takes its way». In italiano è «Verso Occidente l’impero dirige il suo corso».
Nei versi di Berkeley, quella frase suona come una sorta di profezia che vedeva il futuro dell’arte nel nuovo continente, l’America, intesa come gli Stati Uniti, che sarebbe stata l’erede della vecchia e decadente Europa.
Letta ora, a 300 anni dalla sua versione originale, la stessa profezia potrebbe essere portata ancora avanti, ancora più a Occidente, verso la Cina, vera erede probabilmente del ruolo di faro culturale del mondo dopo gli Stati Uniti, anche se noi occidentali non ce ne siamo ancora resi conto.
Questo preambolo è per farti venire voglia di leggere un bellissimo reportage dalla Cina del giornalista Ferdinando Cotugno, giornalista di Domani, autore della newsletter Areale, collaboratore della nostra rivista Piano, autore di due reportage a fumetti per La Revue e contributor per svariati altri giornali online e di carta. Lo trovi qui, su Medusa, la newsletter ambientale curata da Matteo De Giuli e Niccolò Porcelluzzi, edita da NOT.
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