
La cosa che resta di oggi parla di cinema e di politica ed è un manifesto di 23 pagine, pubblicato nel 1969 sulla rivista Tricontinental
Via Prenestina a Roma, civico 913. Periferia, un enorme edificio abbandonato, un ex-salumificio ormai in rovina che viene occupato abusivamente. Poteva essere una storia come tante, poteva essere niente. Ma le cose vanno diversamente.
È la nascita, nel 2009, del MAAM.
Il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz.
Un posto incredibile. Il primo, forse l’unico museo abitato del mondo – è infatti (anche) la dimora di oltre cinquanta famiglie. Centinaia di artisti, in questi anni, provenienti da tutta Italia e oltre, ci si sono affacciati lasciando la propria firma, le proprie opere. Un esperimento affascinante e sorprendente, un microcosmo che funziona e funziona alla grande, arricchendosi e divenendo sempre più vivo. Un luogo, insomma, da preservare e sostenere.
Il Comune di Roma era intenzionato ad acquistarlo proprio per questo motivo: tutelare il museo e chi lo abita.
Il governo ha tuttavia diffidato l’amministrazione comunale: occorre trovare una soluzione entro sessanta giorni o si darà il via allo sgombero. Sessanta giorni. Pochissimi, per concludere un’operazione di questo tipo. Il MAAM però non si arrende: oltre all’organizzazione di cortei per far sentire la propria voce, chi in questi anni ha abitato e arricchito il progetto si dice pronto a resistere.
Se vuoi saperne di più, abbiamo approfondito nascita e sviluppo del Museo dell’Altro e dell’Altrove in questo reportage, realizzato dai ragazzi del CORIS (il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale) dell’Università La Sapienza di Roma.
8 maggio 2023


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