
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
Mentre gli studenti tornano a protestare contro il caro affitti, mentre il governo propone misure di stretta agli affitti brevi, mentre grandi poli turistici come New York già le hanno realizzate, il secondo maggior giornale italiano parla dell’impatto negativo sulle città di Airbnb come di “un’opinione”.
Ieri, Repubblica ha intervistato il co-fondatore e CEO di Airbnb Brian Chesky, uno dei super ospiti della Italian Tech Week di Torino, l’evento del Gruppo Gedi che raduna le beautiful minds dell’innovazione. Poteva essere una buona occasione per approfondire i temi di sopra, invece, dopo un paio di domande, l’intervista si è trasformata in una passerella di elogio del successo imprenditoriale e persino delle abilità di disegno del CEO, con un accenno casuale all’IA nel mezzo.
Del resto, secondo l’articolo, “i più critici sostengono che Airbnb abbia contribuito al caro affitti e alla scarsità di appartamenti nelle grandi città”. Come se questa realtà, documentata da studi, inchieste e soprattutto vissuta da studenti e residenti di Bologna, Firenze, Venezia e Milano, fosse solo un’opinione.
Foto di Carlo Giuffrè
Gli “accordi di pace” che si spartiscono il Medio Oriente hanno radici lontane, come l’accordo di Sykes – Picot, del 1916, che conteneva già tutto quello che sarebbe successo nei 110 anni successivi.
Fu uno dei primi, su mandato dell’ONU, a cercare una mediazione di pace tra Israele e Palestina. Fu ucciso in un agguato a Gerusalemme nel 1948.
Ritrae mille mila bici che percorrono libere e sicure uno spazio che di solito è pericoloso e proibito a chi non è in automobile ed è una cosa che dovremmo rifare dovunque.
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