
La cosa che resta di oggi parla di cinema e di politica ed è un manifesto di 23 pagine, pubblicato nel 1969 sulla rivista Tricontinental
Nel novembre del 2021, alla fine dei lavori della COP26, 34 paesi e cinque istituzioni finanziarie avevano firmato un impegno congiunto — la cosiddetta “Dichiarazione di Glasgow” — per porre fine a nuovi finanziamenti pubblici ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2022.
Ora, a distanza di un anno e mezzo, l’associazione ReCommon porta l’attenzione sul documento programmatico diffuso dalla coalizione internazionale Export Finance for Future di cui l’Italia fa parte, ma stranamente non dai canali ufficiali di SACE o del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il punto qual è? Che dentro quel documento non c’è scritta la stessa cosa che è stata dichiarata a Glasgow, anzi.
Il gas viene definito un «combustibile di transizione, strategico per la sicurezza energetica italiana» e viene sancito che i progetti per esplorazione e produzione di gas potranno essere finanziati fino a gennaio 2026, mentre «per i progetti di trasporto e stoccaggio, invece, la data ultima non è proprio menzionata perché deve essere “ancora definita”».
Puoi leggere il documento originale qui.


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Un articolo del 1972 uscito in Olanda che parla di qualcosa che a distanza di più di 50 anni, qui in Italia, è ancora la normalità.

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