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I giovani africani “non essenziali”
Per la prima volta dall’istituzione della Biennale di architettura di Venezia (anno 1980) le mostre principali di questo grande evento del 2023 si concentreranno sull’Africa e sulla diaspora africana. La curatrice della Biennale di Venezia 2023 sarà infatti l’architetta ed accademica ghanese e scozzese Lesley Lokko, 59 anni, che ha scelto come tema per quest’anno The Laboratory of the Future e che ha definito le diaspore africane “una cultura fluida e intricata di persone di origini africane che oggi attraversa il globo”.
Un evento concentrato sull’Africa al quale, tuttavia, è negato l’accesso agli africani.
A Venezia sono attesi 89 partecipanti, che animeranno i 63 padiglioni nazionali e le decine di eventi in giro per la città lagunare, il tutto organizzato e messo a punto da quattro diversi team messi in piedi da Lokko negli ultimi 15 mesi: uno a Dublino, uno a Johannesburg, uno a Londra e uno ad Accra. Tuttavia, per ragioni legate al rilascio dei visti, larga parte del team ghanese non parteciperà alla Biennale. A spiegarlo è stata la stessa Lokko ad Architect newspaper: “Il mio team ad Accra ha lavorato per ottenere i finanziamenti necessari per tutti i partecipanti […] mesi di lavoro per garantire che i pagamenti arrivassero in tempo in quasi 20 paesi e altrettante valute, affrontando anche questioni fiscali. Il fotografo del mio staff, un giovane e talentuoso fotografo ghanese, ha contribuito alle fotografie sia della mostra che del catalogo. A tutti loro è stato negato il visto dal governo italiano e, in particolare, l’ambasciatrice d’Italia in Ghana Daniela d’Orlandi mi ha accusato di voler portare in Europa ‘giovani non essenziali’”. Anche la Biennale, con la presidenza e la direzione generale, sarebbe intervenuta per cercare di sbloccare la situazione “senza successo”, ha detto Lokko.
Secondo Building Design l’ambasciatrice Daniela d’Orlandi ha dichiarato che i tre collaboratori di Lokko non avevano i requisiti minimi per entrare nell’area Schengen. Al New York Times, che si è accorto di questa storia, l’ambasciatrice ha detto che sì, l’Italia considera “molto prezioso il focus sull’Africa dell’edizione di quest’anno della Biennale di Venezia” ma anche che il codice dei visti dell’Unione Europea “impone una valutazione non sullo scopo del viaggio o sull’affidabilità degli invitati, ma sul possesso dei requisiti previsti da ciascun richiedente”.
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