
Si tratta della notizia più importante, in campo medico, dai tempi della penicillina: la malaria è la più importante parassitosi e la seconda malattia infettiva al mondo per morbilità e mortalità dopo la tubercolosi.
Si può addestrare una macchina a creare un video talmente realistico da impersonarci? Sì. Si può.
E così, c’è qualcuno che – sicuramente anche per marketing della propria azienda e per dire di essere stato il primo a farlo – dice di aver chiesto di tutelare il proprio “aspetto”, o meglio, le versioni di sé generate da AI all’U.S. Copyright Office.
In effetti, si tratta di Tom Graham, il CEO di un’azienda in grado di produrre anche deepfake. Cioè video iper-realistici di persone che dicono o fanno cose che non hanno mai detto o fatto. O di persone che non esistono affatto. Qui puoi vedere un esempio.
«Le AI generative possono creare contenuti che sembrano reali,» ha detto Graham in un video, «e gli avatar di persone qualsiasi potrebbero essere inseriti in contenuti di terzi, senza consenso. Non è corretto, e non dovremmo mai perdere il controllo della nostra identità, privacy o dei nostri dati biometrici […] Spero che la registrazione delle versioni fotorealistiche di me stesso generate dalle AI potrà aiutarmi ad agire contro eventuali creazioni di AI non autorizzate in futuro».
È uno dei tanti problemi che dovremmo cominciare a porci.
Si tratta della notizia più importante, in campo medico, dai tempi della penicillina: la malaria è la più importante parassitosi e la seconda malattia infettiva al mondo per morbilità e mortalità dopo la tubercolosi.
Una giornalista britannica l’ha deciso durante la pandemia, quando si è resa conto che poteva vivere anche senza auto (e non solo in città)
È stata issata su Kidal, l’ultima importante città del nord del Mali che è appena stata ripresa dalle Forze armate maliane.