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Come riduciamo la nostra impronta climatica
Aggiungere qualche euro in più alla propria spesa, ai propri acquisti online, al proprio biglietto aereo perché, ci viene detto, così “piantiamo alberi e rendiamo il tuo volo carbon neutral” è una cosa sempre più comune al giorno d’oggi. Si chiama carbon offsetting, compensazione della CO2: si intende, secondo l’Enciclopedia Britannica, “una qualsiasi attività volta a compensare l’emissione di anidride carbonica (CO2) o di altri gas a effetto serra (misurata in anidride carbonica equivalente, CO2e) attraverso la riduzione delle emissioni di CO2 altrove”.
Paga 10 euro in più, piantiamo alberi e rendi il tuo viaggio aereo carbon neutral. Dona 3 euro, cureremo il muschio abbattendo la Co2 e rendendo la tua spesa sostenibile. Il tutto attraverso il sistema del carbon credit: i crediti possono essere acquistati in maniera volontaria dalle aziende che vogliono compensare le proprie emissioni e in questo modo i proprietari e i gestori forestali possono ricevere una remunerazione per le attività di gestione in grado di favorire l’assorbimento del carbonio e per i servizi ecosistemici da loro generati.
Benissimo. Bellissimo. Ma, in assenza di un regolamento nazionale ed europeo, dove vanno a finire veramente i soldi che doniamo per illuderci di ridurre la nostra impronta climatica? Secondo una ricerca di SourceMaterial e Unearthed, i broker che acquistano i famosi crediti di carbonio da progetti forestali nei paesi in via di sviluppo li rivendono a consumatori e aziende a prezzi gonfiati, secondo la ricerca anche sette volte oltre il prezzo di acquisto. Il mercato del carbon credit è oggi molto opaco e i prezzi sono segreti ma secondo la ricerca sono almeno 250 i progetti in cui i broker rivendono crediti gonfiando anche di sette volte i prezzi. Noi consumatori, spesso un po’ ingenuamente, paghiamo in più sperando di compensare così le emissioni di CO2, sperando di ridurre la nostra impronta climatica sul pianeta. Ci fa piacere sapere che la maggior parte di questi soldi che paghiamo in più finiscono in fondi di investimento o nelle tasche di intermediari poco trasparenti?
La ricerca cita alcune storie particolarmente odiose in un’analisi che suggerisce che solo il 6% del totale dei crediti di carbonio rappresentano reali riduzioni delle emissioni di CO2. Tra le aziende che acquistano crediti falsi, secondo la ricerca, ci sono Disney, Air France, Samsung, il Liverpool football club, Netflix, Total. Lo sanno?
Attenzione, non è così per tutti e generalizzare è sempre sbagliato. Quello che possiamo, e dobbiamo, fare tutti quanti è però alzare il nostro livello di attenzione scegliendo attentamente quando donare e informandoci sulle iniziative già esistenti volte a prendere per le corna il tema delle emissioni.
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