Dopo l’omicidio di Charlie Kirk, l’attivista di estrema destra americano ucciso mercoledì 10 settembre in una università nello Utah, sui media di tutto il mondo si sono susseguite una serie di ipotesi e teorie sull’identità, il movente e il background culturale del sospettato assassino, il 22 enne Tyler Robinson.
Mentre sui giornali italiani si pubblicavano senza filtri né spiegazioni le frasi che sarebbero state rinvenute su alcuni bossoli (tutto al condizionale, in ogni caso), persino la politica cominciava a commentare e a trarre conclusioni, di fatto sul nulla, alimentando una spirale di dichiarazioni e controdichiarazioni che hanno avuto come unico risultato certo di seminare disinformazione.
La cosa più interessante che abbiamo trovato da leggere in questo marasma di “forse” e di analisi superficiali e disinformate è stata un post scritto dalla giornalista e analista dei media Laura Fontana, che online potete trovare come Beat and Love e che pubblica una newsletter con questo nome su Substack. Fontana, che si occupa di sociologia digitale e cultura pop da anni, spiega molto bene una parola che è diventata virale nelle ore successive all’attentato e che la maggior parte delle lettrici e dei lettori che non hanno dimestichezza con cultura meme e sociologia di internet probabilmente non ha mai sentito: Groypers.
Scrive Fontana sul suo profilo Instagram: «Dopo l’assassinio di Charlie Kirk, una parola ha iniziato a circolare immediatamente online: Groypers. Non li si sentiva nominare almeno dal decennio scorso, ai tempi del primo mandato da presidente di Donald Trump; poi il termine era sparito dai radar per restare confinato nelle nicchie dell’ultra-destra americana».
Per approfondire e leggere qualcosa di realmente interessante sull’argomento, ti suggeriamo di partire dal suo post, lo raggiungi da qui. Poi puoi seguirla su Substack, da qui.
Foto | Instagram – Beat and Love