Gaza, se la cura è lo sterminio (2 anni dopo)

Oggi Slowly parte da un articolo di Laura Silvia Battaglia che abbiamo pubblicato 2 anni fa e che è sempre più attuale: lo sterminio è diventato genocidio

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

La trascrizione dell'episodio

Tutte le volte che ho provato a parlare di Gaza, a scrivere di Gaza, in questi anni mi sono sentito preso dall’afasia. Mi sentivo come durante l’emergenza, in cui c’erano tante cose da dire. E però, per pudore e per non partecipare al rumore, mi autocensuravo.

Nel 2009, con una ONG, ho provato a entrare a Gaza e abbiamo girato un documentario. Iniziava così:

Grida e rumore di spari – “Una delegazione umanitaria italiana è in visita in Palestina. L’obiettivo è entrare a Gaza passando dalla frontiera di Erez per valutare alcuni progetti di cooperazione che dovrebbero svilupparsi nella Striscia. Il nome della missione è “Gaza, ricostruire la speranza”. Il problema è che dopo l’attacco, e ormai da due anni, praticamente dentro la Striscia non si accede”.

Nel 2023 abbiamo chiesto a Laura Silvia Battaglia, che per noi è una delle giornaliste più titolate a parlare senza aggiungersi al rumore, ma scrivendo qualcosa di significativo sul Medio Oriente. Le abbiamo chiesto di scrivere un pezzo che si può leggere ancora oggi su Slow News. A distanza di due anni le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di quel pezzo su Gaza.

Ecco che cosa ci ha detto Laura Silvia Battaglia:

A distanza esattamente di due anni, vediamo come la soluzione al conflitto tra Israele e Gaza è stata e continua a essere lo sterminio. Lo sterminio che evocavo in quel titolo e che è diventato genocidio. Perché ormai ci sono prove che il desiderio di Israele sia quello di annientare la popolazione palestinese, di annientarne l’identità, di annientare la sua possibilità futura, sia in termini di vite umane che di vita possibile sul suolo di Gaza, e non soltanto lì.

In questi due anni abbiamo assistito all’uccisione di madri incinte, di bambini nati da cinque o sei giorni, di feti, di cavalli, di animali che i palestinesi utilizzano per le loro attività. Abbiamo visto la distruzione completa di molte zone della Striscia e, per esempio, della banca dei semi vicino a Hebron. Quindi parliamo anche della Cisgiordania.

Tutto questo ormai fa parte di un tragico elenco di violazioni del diritto internazionale, che vengono sempre presentate come il diritto di Israele ad esistere e a difendersi, ma che hanno superato qualsiasi tipo di immaginazione.

Credo che a distanza di due anni avremo ancora molto da vedere, soprattutto se il vertice arabo di Doha e le Nazioni Unite non prenderanno decisioni internazionali per limitare almeno l’estensione di questo conflitto. Oggi assistiamo alla distruzione totale di qualsiasi cosa che cammini o si muova nella Striscia, e non solo. Perché il prossimo capitolo sarà la Cisgiordania.

Non so se mi toccherà scrivere qualcosa di simile, la seconda parte di quell’articolo che a distanza di due anni mi fa terrore rileggere, perché purtroppo è stato tristemente profetico.

Il pezzo di Laura Silvia si trova ancora su Slow News, lo puoi leggere gratuitamente qui. Si intitola Gaza: se la cura è lo sterminio.

Il documentario si intitola Waiting for Gaza e anche quello lo puoi vedere gratuitamente su YouTube e lo trovi incorporato dentro l’articolo di Laura.

Io sono Alberto Puliafito e questo è Slowly, il podcast di Slow News che esce ogni mercoledì e parla di una cosa per volta.

[Questo articolo è una trascrizione del podcast, è fatta con uno strumento di trascrizione automatica. Può contenere errori]

Che cos'è Slowly?

Slowly è il podcast di Slow News. Era nato come esperimento nel febbraio del 2023 con 12 puntate pilota. È ricominciato nel settembre del 2025 ed verrà pubblicato una volta alla settimana, di mercoledì. Ci troverai dentro una storia alla volta, sintetizzata ma mai banalizzata, una storia di cui si è parlato tanto in settimana e che, per qualche motivo, è sulle prime pagine dei giornali. Sarà condotto dalla voce di Alberto Puliafito, ma cercherà di ospitare sempre la voce di altre persone, scelte tra coloro che hanno qualcosa da dire di importante senza aggiungersi soltanto al rumore di fondo.

 

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