La difesa dell’informazione non si fa senza soldi
C’è uno specifico frammento del lavoro giornalistico che è particolarmente costoso: la responsabilità di ciò di cui si scrive.
Nessuna delle polemiche del momento viene contestualizzata. Né sui social né dai giornali. Così sparisce il senso delle cose.
Quali sono le dinamiche che accompagnano sempre la polemica del momento? E quali sono le cause di queste polemiche? Una delle cose più interessanti da analizzare è, probabilmente, la scomparsa del contesto. Il singolo pezzo di informazione che se ne va in giro per i social è completamente privo di contesto.
Prendiamo un esempio.
Questo Tweet di La7, che rimanda a un link sul sito di La7, riporta solamente un video con un Ministro della Repubblica e tre righe di accompagnamento:
«Matteo Salvini contro le etichette che dicono che il vino può fare male: “Anche se ti bevi 3 litri d’acqua stai male. Mettiamo sulle bottiglie della Levissima: ‘È potenzialmente pericolosa’”»
#intanto "Anche se ti bevi 3 litri d’acqua stai male. Mettiamo sulle bottiglie della Levissima: 'È potenzialmente pericolosa'"
— La7 (@La7tv) January 30, 2023
Matteo Salvini contro le etichette che dicono che il vino può fare male https://t.co/a9J4kRUMWH
Tutto.
1) A cosa si riferisce esattamente il Ministro della Repubblica?
2) Che cosa sono queste etichette che dicono che il vino può far male? Qualcuno vuole metterle in Italia?
3) Il vino fa male?
4) Ha ragione il Ministro della Repubblica dicendo che se ti bevi 3 litri d’acqua stai male?
Se prendi tutte le polemiche più recenti, il problema è sempre lo stesso.
Ne cito alcune a caso che magari hai intercettato:
Tutta questa roba è solo la punta dell’iceberg di quello che circola ogni giorno nell’infosfera.
Una volta che un pezzo di informazione del genere ha fatto il suo giro, per rimettere a posto le cose e ripristinare il contesto ci vuole un sacco di tempo: bisogna capire di cosa si parla, separare le reazioni dall’origine della questione, cercare di capire se la polemica ha qualche base nella realtà – a volte sì – e poi darle il giusto peso.
Ma nel frattempo la conversazione è irrimediabilmente inquinata.
Personalmente, non ho la minima speranza – né auspicio! – che si possa in qualche modo regolamentare questo flusso.
E allora come si fa?
Be’, chi lo fa di mestiere dovrebbe occuparsi del contesto, invece di preoccuparsi della velocità. Non dovremmo pubblicare senza contesto: il digitale è perfetto per questo, ti consente di farlo sempre.
Solo che il contesto è sparito anche dove si fa per mestiere.
E se sparisce il contesto, sparisce il senso.
C’è uno specifico frammento del lavoro giornalistico che è particolarmente costoso: la responsabilità di ciò di cui si scrive.
Quelli di chi non ha voce, di chi ha meno, della cittadinanza tutta, delle persone.