Sommando tutti e sette i comuni, la popolazione conta poco più di 30mila persone, un numero che decuplica in alta stagione grazie agli arrivi dei turisti: negli ultimi anni, le presenze si sono assestate sui tre milioni ogni estate. Un flusso di persone che genera risorse, sia per il pubblico sia per i privati.
In particolare, ogni turista che arriva sull’isola deve pagare un contributo di sbarco. È una tassa che, secondo la norma del 2011, serve a «finanziare interventi di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, gli interventi di recupero e salvaguardia ambientale nonché interventi in materia di turismo, cultura, polizia locale e mobilità nelle isole». Nel 2020 sono stati 2,9 milioni di euro, nel 2021 3,7 milioni, mentre nel 2022 e 2023 si è arrivati a 4 milioni. Somme importanti che vengono gestite da un’organizzazione chiamata Gat, che sta per Gestione Associata del Turismo. «Noi gestiamo prevalentemente attività di comunicazione e promozione turistica del territorio», spiega Niccolò Censi, responsabile della Gat, che dà una direzione unitaria alle politiche sul turismo dei sette comuni elbani. Per esempio, «in occasione del bicentenario napoleonico abbiamo costruito la ‘Napoleone experience’, usando Napoleone come brand e realizzando eventi e pacchetti di viaggio personalizzati», aggiunge riferendosi al periodo di esilio che Napoleone trascorse sull’isola tra l’aprile del 1814 e il febbraio del 1815.
Quelli derivanti dal contributo di sbarco non sono gli unici fondi pubblici che sostengono il settore del turismo all’Elba. Ci sono anche quelli della politica di coesione Ue, il cui obiettivo è la «riduzione del divario tra le regioni, con particolare riferimento alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici». Le isole, per loro natura, sono molto spesso aree di questo tipo, tanto è vero che nel 2022 il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione per riconoscere maggiori tutele alle isole europee, e per fare in modo che in futuro vengano pensate misure specifiche proprio nell’ambito della politica di coesione.