Ep. 01

Una serra per cambiare

Sulle Madonie, in Sicilia, l’istituto superiore di Gangi prova a essere un agente di cambiamento per il territorio. Puntando sull’agricoltura 4.0 finanziata dai fondi di coesione UE.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Dalle nostre serie Serie Giornalistiche
Madonie sospese

Sui monti delle Madonie, nell’entroterra di Palermo, la Strategia nazionale aree interne ha portato tanti fondi di coesione Ue. Riusciranno a cambiare un territorio fragile e disincantato? Ilaria Sesana è andata a scoprirlo

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Diciotto metri quadrati di altissima tecnologia.

 

Accanto alla pista d’atletica dell’istituto statale di istruzione superiore “Giuseppe Salerno”, sorge una piccola serra aeroponica dove frutta e verdura vengono coltivate senza utilizzo di suolo e con un consumo d’acqua estremamente ridotto.

 

Siamo a Gangi, in provincia di Palermo, sui monti delle Madonie. 

Le piantine di insalata, fragole, bietole e fagiolini sono appoggiate su piccoli supporti di lana di roccia e affondano le radici all’interno di vasche piene d’acqua. Un sistema di controllo digitale dosa i fertilizzanti e monitora la nebulizzazione d’acqua all’interno della struttura. Per crescere, le piantine sfruttano i raggi del sole durante il giorno, mentre di notte la serra è illuminata da lampade a led tarati sulle frequenze della luce solare: in questo modo la fotosintesi non si interrompe e la crescita delle piante è più rapida.

 

«L’aeroponico è il futuro dell’agricoltura. Così nell’anno scolastico 2020-2021 abbiamo inserito nella nostra offerta didattica anche l’istituto tecnico agrario per dare una risposta alle esigenze del nostro territorio, dove sono attive 300-400 aziende agricole e zootecniche di piccole e medie dimensioni», racconta Ignazio Sauro, preside dell’istituto dal 2018.

L’aeroponico è il futuro dell’agricoltura

«Avevamo l’offerta liceale e quella tecnico-economica, ma mancava una scuola di questo tipo: quella che vogliamo insegnare ai ragazzi è un’agricoltura 4.0, molto diversa da quella del passato», aggiunge Sauro, che in questo istituto è stato anche studente e insegnante di latino e italiano.

Il futuro e l’agricoltura

La struttura in alluminio della serra spicca in netto contrasto con il verde che, a fine marzo, tinge i prati, i campi e i filari di alberi da frutto che punteggiano le Madonie, il secondo gruppo montuoso della Sicilia. Un territorio bellissimo ma fragile inserito fin dall’inizio tra le 72 aree pilota per la sperimentazione della Snai.

 

La sigla indica la Strategia nazionale per le aree interne, che è stata promossa nel 2013 dall’allora ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca e i cui interventi sono finanziati sia da risorse nazionali sia da fondi comunitari (Fondo europeo per lo sviluppo regionale, Fondo sociale europeo e Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale).

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
La serra aeroponica dell’istituto “Giuseppe Salerno” di Gangi - Foto: Francesco Bellina

Basta un dato per comprendere perché le Madonie rientrino in questa strategia: uno degli indicatori utilizzati dalla Snai è il grado di accessibilità per i cittadini alle infrastrutture e ai servizi pubblici essenziali (strutture sanitarie pubbliche, istruzione secondaria, snodi del trasporto pubblico).

 

L’83 per cento del territorio dei 21 Comuni madoniti che rientrano nell’area interna è classificato come area periferica (servono dai 40 ai 75 minuti per raggiungere uno dei servizi essenziali) o ultra-periferica (tempo di percorrenza supera i 75 minuti). Un fattore che, come vedremo, impatta anche sulla formazione dei giovani che vivono in questo territorio.

Una scuola aperta

Il “Giuseppe Salerno” è un istituto imponente, articolato in diversi edifici. Ha una grande palestra con tanto di spalti, un campo da basket, laboratori e aule tecniche ben attrezzate.

 

In questi anni, i fondi della politica di coesione dell’Unione europea hanno permesso di arricchire in maniera importante l’offerta formativa della scuola: grazie a un bando del Programma operativo nazionale (Pon) 2014-2020 del ministero dell’Istruzione, è stato potenziato il laboratorio scientifico ed è stata acquistata la serra aeroponica. Grazie a un secondo bando, sono state acquistate le attrezzature necessarie al funzionamento dell’azienda agraria dell’istituto, dove gli studenti mettono in pratica quello che imparano ogni giorno sui banchi. Tra gli acquisti fatti anche quello di due piccoli trattori dotati di fresatrice e trinciatrice, trivella per piantare gli alberi e così via…

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Il preside Sauro e il suo fido cane Teo - Foto di Francesco Bellina

L’istituto di Gangi promuove molte attività a complemento e supporto della didattica, estremamente preziose in un territorio così lontano dai grandi centri urbani: organizza attività teatrali e rassegne cinematografiche, partecipa al progetto Erasmus per le scuole superiori ed è un centro accreditato per le certificazioni di lingua inglese del Trinity College di Londra. Durante i pomeriggi, inoltre, la scuola resta aperta e i docenti sono a disposizione degli studenti per attività di recupero finalizzate a contrastare sul nascere il rischio di dispersione scolastica.

 

Un impegno che richiede anche risorse economiche. «Purtroppo, in questo territorio non c’è una rete di privati che investono sulla scuola. Io posso accedere solo a risorse pubbliche regionali, nazionali ed europee. Che per me sono fondamentali e mi hanno permesso di realizzare molti interventi», spiega il preside.

In questo territorio non c’è una rete di privati che investono sulla scuola. Io posso accedere solo a risorse pubbliche regionali, nazionali ed europee. Che per me sono fondamentali e mi hanno permesso di realizzare molti interventi.

Il suono della campanella interrompe Sauro mentre ci accompagna a visitare i diversi ambienti della scuola: al cambio dell’ora, gruppi di ragazzi fanno capolino nei corridoi, altri si dirigono verso la palestra per l’ora di educazione fisica. 

 

Secondo i dati dell’Ufficio scolastico regionale, per l’anno scolastico 2023-2024 gli iscritti al “Giuseppe Salerno” sono 568 (di cui 25 al serale). Esattamente dieci anni fa, nel 2013-2014 erano 745 (compresi i 60 al serale). Un trend che riflette l’andamento sia regionale (dove il numero complessivo di alunni negli istituti secondari di secondo grado è passato da 262mila a 231mila) sia quello della provincia di Palermo (dove gli studenti sono passati da 62mila a 54mila).

Le scuole, da questo punto di vista, riflettono lo spopolamento dei territori. Al 31 dicembre 2023 Gangi contava poco più di 6.100 abitanti, circa 1.500 in meno rispetto al 2001. Questo per l’istituto si traduce nella difficoltà ad avere alunni: a settembre 2023 erano 169 i ragazzi residenti nei nove Comuni delle Alte Madonie (Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Polizzi Generosa) che avevano concluso le scuole medie e dovevano scegliere dove continuare il proprio percorso di studi: «Da noi – dice Sauro – ne sono arrivati 92, una sessantina hanno scelto di frequentare l’istituto Pietro Domina di Petralia Sottana. Gli altri sono andati a studiare a Cefalù, a Termini Imerese o a Nicosia». E l’anno prossimo i potenziali iscritti al primo anno delle superiori scenderà ancora, fino a 160 unità.

 

Gli studenti delle Madonie devono fare i conti anche con le criticità del trasporto pubblico locale e i pendolari sono costretti a lunghi spostamenti per raggiungere la scuola. Inoltre, le corse degli autobus sono concentrate esclusivamente al mattino e nel primo pomeriggio: un fatto apparentemente banale, che però rende molto complicato per questi ragazzi usufruire al massimo delle attività pomeridiane organizzate dalle scuole. 

Un agente di cambiamento

Un numero di iscritti in calo da anni può scoraggiare.
E interroga sull’utilità di investire risorse – economiche e non solo – in un territorio periferico come questo.

 

Il preside dell’Istituto Salerno, invece, rilancia: «Se vuoi che la situazione cambi devi fare cose che non sono mai state fatte in precedenza. Se invece continui a ripetere quello che facevi in passato non cambierà nulla». 

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
L'interno del laboratorio scientifico dell'istituto "Giuseppe Salerno" - Foto di Francesco Bellina

Gli sforzi per dotare la scuola di buone strumentazioni, servizi adeguati e progetti innovativi rientrano esattamente in questa cornice. E vengono fatti con l’obiettivo di dare agli studenti di questo territorio quanti più strumenti possibile per costruire il proprio futuro. «Mi rendo conto che purtroppo qui non è semplice sognare, in particolare per i ragazzi, che faticano a trovare in questi territori la possibilità di concretizzare le proprie aspirazioni», riflette il preside. «Ma – continua – la mia ambizione è fare in modo che questa scuola sia non solo un luogo di istruzione e formazione, ma che diventasse una leva, un agente di cambiamento».

 

Gli obiettivi del preside Sauro sono in linea con quelli tratteggiati dalla Strategia d’area “Madonie resilienti: laboratorio di futuro“, il documento approvato nel 2018 che delinea gli interventi prioritari della Strategia nazionale aree interne: dalla riqualificazione delle strade alla scuola, dalla riduzione dei consumi energetici alla promozione del turismo. «Senza il quadro di riferimento della Snai – si legge nel documento – non si sarebbe avuta la previsione di specifiche dotazioni finanziarie per le Aree interne nell’ambito del PO Fesr e del PO Fse 2014-2020».

 

In pratica, l’essere stato inserito nella Snai, ha consentito al territorio delle Madonie di ottenere dalla Regione una quota maggiore di fondi di coesione Ue che, per la dotazione finanziaria 2014-2020, sono stati circa 31 milioni di euro su 39 milioni complessivi.

 

Se vuoi che la situazione cambi devi fare cose che non sono mai state fatte in precedenza. Se invece continui a ripetere quello che facevi in passato non cambierà nulla

Per quanto riguarda la formazione, la Snai ha previsto diverse azioni finalizzate a migliorare l’offerta scolastica e formativa del territorio. Uno dei primi interventi messi in atto dalla Strategia è stata una razionalizzazione degli indirizzi formativi per evitare la frammentazione e una sconnessione rispetto alle vocazioni del territorio e alle sue specializzazioni produttive.

I giovani pastori

In questo quadro rientra la scommessa dell’istituto tecnico agrario di Gangi, che il preside Sauro e gli insegnanti stanno portando avanti nonostante la grande fatica e i pochi iscritti, una decina.

 

«Il settore primario è uno dei più rilevanti in termini di prodotto interno lordo per il territorio delle Alte Madonie», spiega Sauro. «I ragazzi, che in molti casi vengono da famiglie che già svolgono queste attività, ne conoscono le difficoltà. Il messaggio che cerchiamo di trasmettere loro è che c’è un altro modo di fare agricoltura. E che possono cambiare le sorti di questo settore», aggiunge.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Il preside Sauro e il suo fido cane Teo - Foto di Francesco Bellina

Chi scommette sulle potenzialità del settore primario del territorio madonita sono anche il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) e l’associazione Riabitare l’Italia che hanno deciso di portarvi la seconda edizione della Scuola dei giovani pastori. Un percorso formativo gratuito che si svolgerà tra maggio e luglio nel comune di Petralia Sottana, che coinvolgerà 15 aspiranti giovani pastori, di cui sette madoniti.

 

«Arriveranno da tutta Italia, ma nel processo di selezione è stata data la priorità ai più giovani e a quanti sono intenzionati ad avviare un’attività sul territorio», spiega Daniela Storti, ricercatrice Crea e direttrice scientifica della Scuola Giovani Pastori. «Per fare in modo che i giovani restino nelle aree interne è necessario fornire loro una formazione adeguata, dal punto di vista tecnico ma non solo. E soprattutto hanno bisogno di una comunità a cui fare riferimento, nella quale trovare occasioni di confronto e condivisione», aggiunge. 

 

Sebbene non sia una professione semplice, la pastorizia può consentire di restare a vivere nel proprio contesto. Agli studenti sarà offerta formazione sia pratica sia teorica su pascolo e allevamento in aree montane, caseificazione e trasformazione delle materie prime; oltre ad approfondimenti su temi specifici (gestione dei pascoli, controllo qualità, rapporto con gli animali selvatici) con la possibilità di confrontarsi con aziende e realtà del territorio che ospita la scuola.

 

«Il metodo didattico che abbiamo adottato è quello della peer education, che permette di imparare stando accanto a chi ha già maturato esperienza», conclude Daniela Storti.

La tecnologia e il LivingLab

Tra i frutti della Snai c’è anche il nuovissimo Madonie LivingLab, finanziato con 1,4 milioni di euro di fondi di coesione. È un luogo di aggregazione, formazione e sperimentazione rivolto in primo luogo ai ragazzi delle scuole del territorio, ma non solo.

 

All’interno di un ex convento di Petralia Sottana è stato creato uno spazio polivalente dotato di un FabLab, una sala di realtà virtuale e una dedicata a shooting fotografici e alla registrazione di videoclip dotata di tutte le attrezzature necessarie. Completa il tutto un’area dotata di otto postazioni da lavoro in cucine complete di elettrodomestici di alta gamma.

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
L'esterno dell'istituto Gangi - Foto: Francesco Bellina
Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.
Il professor Alberto Mazzola all'interno di una delle aule utilizzate dagli studenti dell'istituto agrario - Foto di Francesco Bellina
Per fare in modo che i giovani restino nelle aree interne è necessario fornire loro una formazione adeguata, dal punto di vista tecnico ma non solo. E soprattutto hanno bisogno di una comunità a cui fare riferimento, nella quale trovare occasioni di confronto e condivisione.

«Il living lab è un ecosistema che supporta l’innovazione in un determinato territorio, mettendo in comunicazione le pubbliche istituzioni, il mondo della ricerca e dell’istruzione, il terzo settore e le imprese», spiega Emilia Pardi, project manager di Push, laboratorio di design per l’innovazione sociale con sede a Palermo.

 

Insieme alla società milanese Avanzi si è aggiudicata il bando per l’attivazione del Madonie LivingLab e nel corso del 2023 ha organizzato diverse attività tra cui un percorso di accelerazione per start-up e idee di impresa, dei momenti di formazione sulle cooperative di comunità, sessioni di consulenza alle piccole e medie imprese su innovazione ed economia circolare.

 

La ristrutturazione della struttura e l’allestimento degli spazi sono stati completati tra marzo e aprile 2024, ma restano da definire le modalità con cui verranno utilizzati. I primi beneficiari saranno gli studenti del territorio madonita, dal momento che il progetto è parte integrante della Rete scolastica delle Madonie (Resma) il cui capofila è proprio l’istituto Salerno di Gangi.

 

C’è poi un’incognita sulla gestione: per il primo anno di attività i costi saranno coperti dal progetto finanziato con fondi europei ma in futuro toccherà alle realtà del territorio, dai bilanci tutt’altro che floridi, farsene carico.

Il circolo vizioso

Ma che cosa fanno i giovani madoniti una volta ottenuto un diploma? Per chi vuole continuare gli studi, Palermo e Catania sono le prime destinazioni, oltre a Milano, Roma e Bologna. E, per molti, sono viaggi di sola andata.

 

Mariele Macaluso, per esempio, è cresciuta a Petralia Sottana, ha studiato a Bologna e oggi vive a Torino, dove è assegnista di ricerca al dipartimento di Economia dell’Unito. Ciononostante, torna spesso nel suo paese d’origine e non ha mai interrotto i legami con il ricchissimo tessuto culturale e associativo del territorio.  Ad esempio è stata tra gli organizzatori dell’edizione 2023 del Petralia Workshop in Applied Economics, un evento promosso da un comitato scientifico internazionale che comprende docenti da diverse università di tutto il mondo.

Il sogno di tutti noi che viviamo lontano è quello di tornare a vivere nelle Madonie.

«Si tratta di un’iniziativa di altissimo livello che si svolge nel Comune da più di dieci anni. L’anno scorso abbiamo organizzato una tavola rotonda aperta alla comunità sul tema dello spopolamento, cui hanno partecipato relatori dagli Stati Uniti e dalla Spagna, che ha problematiche simili alle nostre in merito alla situazione delle aree interne», spiega.

 

Tra le molte attività in cui è coinvolta Macaluso c’è anche la Consulta giovanile di Petralia, un organismo che aggrega i ragazzi e i giovani del territorio. «Il sogno di tutti noi che viviamo lontano è quello di tornare a vivere nelle Madonie, ce lo diciamo ogni volta, quando ci salutiamo prima di ripartire al termine di un periodo di vacanza», sottolinea Macaluso che, insieme ad altri coetanei, ha indagato questo sentimento attraverso un questionario intitolato “Futuro dove?”.

Dentro la serra aeroponica dell’istituto “Giuseppe Salerno” di Gangi - Foto: Francesco Bellina
Dentro la serra aeroponica dell’istituto “Giuseppe Salerno” di Gangi - Foto: Francesco Bellina

Tra marzo e agosto 2023 è stato somministrato ai giovani madoniti tra i 16 e i 35 anni, lo hanno compilato in 362 e dalle risposte raccolte è stato possibile trarre alcune informazioni interessanti.

 

Le Madonie, nel loro complesso, vengono percepite e valutate dai giovani come un territorio di livello medio-basso. Le infrastrutture, i trasporti, la sanità e il lavoro sono le aree che sono state giudicate peggio e sono anche alcuni dei temi che toccheremo proprio nelle prossime puntate della nostra serie. Il lavoro, in particolare, è un aspetto molto critico: tra chi cerca un’occupazione, infatti, la percezione del territorio è complessivamente ancora più negativa.

 

L’altro tasto dolente sono i servizi, sia per chi parte sia per chi resta. Secondo Macaluso, si è innescato un circolo vizioso: gli abitanti sono sempre meno e di conseguenza, negli anni, sono stati depotenziati o chiusi diversi servizi essenziali per la popolazione. Così, chi abita qui pensa di lasciare il territorio perché mancano i servizi. E chi vorrebbe tornare è restio a farlo per il medesimo motivo. 

 

«Sul territorio – conclude Macaluso – ci sono tante iniziative di grande interesse, ma servizi essenziali come la scuola e la sanità devono essere garantiti». 

 

Oggi, spesso, non lo sono. Eppure, l’87 per cento dei giovani partecipanti al sondaggio si è detto disposto a investire idee, tempo e denaro sulle Madonie «se ci fossero opportunità o condizioni favorevoli». La valutazione negativa, quindi, non intacca il legame profondo tra i giovani madoniti e il loro territorio d’origine: il 70 per cento degli intervistati vuole restare sul territorio o, se si trova lontano per motivi di studio o lavoro, vorrebbe tornarvi.

In copertina: alunni dell’istituto “Giuseppe Salerno” di Gangi – Foto: Francesco Bellina

A Brave New Europe – Voyager è un progetto di Slow News, Percorsi di Secondo Welfare, Internazionale, Zai.net, La Revue Dessinée Italia e Radio Popolare, co-finanziato dall’Unione Europea. Le redazioni e le pubblicazioni, le autrici e gli autori lavorano in maniera indipendente dalle istituzioni europee e sono i soli responsabili dei contenuti di questo progetto, che riflettono i nostri punti di vista. La Commissione Europea non è in alcun modo responsabile di come verranno utilizzate le informazioni contenute in questo progetto.

Slow News, via email
Lasciaci il tuo indirizzo e ricevi gratuitamente solo le parti di Slow News che ti interessano:
Continua a seguirci
Slow News ti arriva anche via email, da leggere quando e come vuoi...
Iscriviti gratis e scegli quali newsletter vuoi ricevere!
Stai leggendo
Madonie sospese

Sui monti delle Madonie, nell’entroterra di Palermo, la Strategia nazionale aree interne ha portato tanti fondi di coesione Ue. Riusciranno a cambiare un territorio fragile e disincantato? Ilaria Sesana è andata a scoprirlo

Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Tutti gli episodi

Una serra per cambiare

Sulle Madonie, in Sicilia, l’istituto superiore di Gangi prova a essere un agente di cambiamento per il territorio. Puntando sull’agricoltura 4.0 finanziata dai fondi di coesione UE.

01
Altri articoli Ambiente
Slow News. Il primo progetto italiano di slow journalism.

Un bosco 2.0

La rigenerazione di Biccari, in Puglia, passa anche da una gestione innovativa del suo bosco. «Le foreste – per l’associazione Riabitare l’Italia – sono la più grande infrastruttura verde del paese» E i fondi Ue sono importanti per gestirle.